Verificare la validità di firma digitale e marcatura temporale di un documento è un’operazione da non sottovalutare: le specifiche in materia di digitalizzazione cambiano velocemente, e i certificati di firma possono nel tempo scadere o essere revocati.
In casi come questi, la marcatura temporale è l’unico elemento che permette di dimostrare la validità della firma nel momento in cui questa è stata apposta, e con ciò il valore legale e probatorio del documento.
Marcatura temporale: cos’è e come funziona
Il CAD - Codice dell’Amministrazione Digitale definisce la marcatura temporale come il “risultato della procedura informatica con cui si attribuiscono, ad uno o più documenti informatici, una data ed un orario opponibili ai terzi”.
La validazione temporale si può applicare anche ai documenti non firmati digitalmente, e consiste nella generazione e apposizione di una marca temporale che certifica l’esistenza di un determinato documento a partire da un certo momento e se ne garantisce la validità nel tempo.
Nel momento in cui si marca un documento, il certificatore accreditato emette una firma digitale per quel file che è univocamente associata a una data e un’ora certa, dati che diventano così opponibili a terzi.
Quando usare la marcatura temporale?
Richieste di finanziamento, documenti di valutazione dei rischi e documenti contabili sono alcuni degli atti che andrebbero marcati temporalmente, ma lo stesso discorso vale per qualunque tipo di documento e comunicazione in cui la data e l’ora d’invio possono risultare dirimenti per questioni legate a scadenze, contratti e accordi commerciali.
L’uso della marca temporale è inoltre consigliato ogniqualvolta ci sia da tutelare il diritto d’autore: l’apposizione di un sigillo con data e ora, infatti, dimostra a tutti gli effetti l’esistenza di bozze, foto, contenuti e progetti in un dato momento e permette di tutelare la propria opera da plagi e utilizzi non previsti.
Anche i musicisti possono trovare nella marcatura temporale una soluzione semplice e veloce per proteggere le proprie composizioni: il sigillo certificato può essere utilizzato per certificare l’esistenza di un’opera e la sua paternità, e può essere una buona alternativa al deposito in Siae.
Che formato può avere un file marcato temporalmente?
Fatture, documenti e comunicazioni su cui è stata apposta una marca temporale possono assumere diversi formati:
- M7M: è il formato di un file su cui vengono apposti contemporaneamente firma e marca temporalmente;
- PDF: tra i più utilizzati, il formato PDF include sia la marca temporale sia il documento marcato, e permette di incorporare nella stessa estensione anche la firma digitale;
- TSD (Time Stamped Data): è il formato che assume un documento nel momento in cui viene marcato temporalmente; anche in questa estensione, il file contiene sia la marca sia il documento originale. È importante sapere che questo tipo di formato non può essere utilizzato per il deposito telematico di atti giudiziari nel processo penale e civile, in quanto non rientra nelle estensioni ammesse nelle specifiche tecniche emanate dal Ministero della Giustizia;
- TST (Time Stamp Token) o TSR (Time Stamp Response): è il file di marcatura separato da quello del documento marcato.
Come verificare la marcatura temporale
I prestatori di servizi fiduciari attivi in Italia mettono a disposizione diversi metodi di verifica delle marche temporali, dai servizi accessibili online alle applicazioni web e per smarphone.
Anche i kit di firma digitale come la Business Key di InfoCert o la Aruba Key permettono di eseguire la verifica: quando si trova all’interno di un software, infatti, questa funzionalità è in genere integrata nell’applicazione che si usa di solito per firmare e marcare digitalmente i documenti.
Ciò significa che se si dispone di un software di firma digitale, per verificare la validità di una marcatura temporale non è quasi mai necessario scaricare e installare nuove app.
Come verificare la marca temporale con Dike GoSign
Uno dei software più utilizzati per la verifica di marcature temporali è Dike GoSign di InfoCert, che ha sostituito le varie versioni di Dike e che è disponibile per desktop oppure come app per smartphone scaricabile su Play Store e Apple Store.
In entrambi i casi, per procedere è sufficiente selezionare la voce Verifica nella schermata principale e trascinare i file da validare all’interno dell’app. A quel punto, se la verifica è andata a buon fine compare un’icona verde, ed è possibile aprire la sezione Dettagli, che mostra tutte le marche temporali e tutte le firme digitali contenute nel documento ed esaminate.
Il software di InfoCert è molto intuitivo e usa i colori per indicare l’esito della verifica:
- verde: la verifica ha dato esito positivo: firme e marche temporali sono valide e il documento ha pieno valore legale;
- azzurro: firma e marca temporale sono valide ma potrebbero non essere riconosciute dalla normativa aggiornata;
- arancione: indica che è stata eseguita una verifica sul Root Certificate della firma ma non nelle liste dei certificati scaduti, revocati o sospesi (che ogni Certificatore è tenuto a rendere pubblici appunto per consentire tali verifiche).
Se la verifica non va a buon fine, o non vengono individuati firme né marche nel documento esaminato, sulla schermata principale compare un triangolo arancione che segnala pericolo. In ogni caso, terminata l’operazione è possibile ottenere un report di verifica, che include tra le altre cose data e ora della verifica e i dati sulle firme e sulle marche temporali verificate.